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Conservazione ex situ e introduzione di specie minacciate

Introduzione al tema

La coltivazione e la conservazione delle piante selvatiche minacciate fuori dal loro ambiente naturale (ex situ) rappresenta un mezzo per prevenire l'estinzione delle specie. Secondo la situazione, le specie moltiplicate ex situ possono essere introdotte nuovamente nel loro ambiente naturale. Nonostante ciò, questa procedura non dovrebbe in nessun caso sostituire delle misure di conservazione delle popolazioni esistenti in natura (in situ). Ad ogni modo, le misure in situ, la conservazione ex situ e l’introduzione* si complementano spesso.

La strategia mondiale per la conservazione delle piante, GSPC, che la Svizzera ha ratificato nel quadro della Convenzione sulla Biodiversità Biologica, CBD, prevede che il 75% delle specie minacciate siano conservate ex situ e che il 20% di queste rimangano disponibili per dei programmi di introduzione.

Sostenute da queste esigenze legali e in ragione della situazione concreta delle specie in situ, la conservazione ex situ e l’introduzione delle piante selvatiche minacciate nei loro ambienti naturali sono vieppiù utilizzate anche in Svizzera da alcuni anni.

Le seguenti pagine contengono dei consigli pratici e delle raccomandazioni per la raccolta di semi nelle popolazioni di piante selvatiche indigene minacciate in Svizzera, la loro conservazione ex situ e la loro introduzione. Le raccomandazioni sono basate sulle 'IUCN Guidelines' (linee direttive della UICN), sulla legislazione svizzera, sulle conclusioni del congresso su questo tema che si è tenuto a Berna nel 2015, e sulla letteratura e l'esperienza pratica.

Nell'elaborazione delle raccomandazioni sono stati coinvolti particolarmente gli esperti del Conservatoire et Jardin botaniques de la Ville de Genève (CJB), dell’Institute of Plant Sciences (IPS) dell’università di Berna e di Info Flora.

 

*Introduzione : questo termine riunisce i rinforzi di popolazioni esistenti, la reintroduzione di popolazioni nella loro area di distribuzione storica e la nuova introduzione fuori dalla loro area di distribuzione storica.

Raccolta

Raccomandazioni per la raccolta di semi dalle popolazioni naturali di specie minacciate

 

 In breve:
  • Definire gli obiettivi - scegliere le specie - ricevere le autorizzazioni necessarie.
  • Prelevare un massimo di materiale, cercando di avere un campionamento diversificato e rappresentativo della popolazione. Proteggere la popolazione sorgente. 

   Obiettivo:

  • Ottenere un campionamento rappresentativo della diversità genetica.

 

L’obiettivo della raccolta

La raccolta di semi di piante selvatiche può avere differenti obiettivi:

  • I semi raccolti possono essere usati a scopo didattico e formativi, di ricerca o per essere mostrati nei giardini botanici. È importante assicurarsi innanzitutto che questa raccolta non minacci la popolazione sorgente (= la popolazione da cui si prendono i semi);
  • I semi raccolti sono destinati alla conservazione ex situ della specie in una banca di semi / un giardino e/o per l'introduzione della specie, dopo la sua moltiplicazione, in un ambiente naturale appropriato. Delle direttive importanti devono essere rispettate al fine di evitare dei rischi di consanguineità, ibridismo e selezione. 

Le raccomandazioni sottostanti concernono la raccolta di semi per la conservazione ex situ e per l’introduzione di piante selvatiche minacciate.

Scelta delle specie e autorizzazioni

Prima di ogni prelievo si deve decidere quali specie raccogliere. È utile consultare le seguenti liste:

  • Specie minacciate a livello mondiale / in Europa / in Svizzera (Liste Rosse)
  • Specie prioritarie a livello nazionale (Lista delle specie prioritarie a livello nazionale)
  • Specie endemiche e subendemiche svizzere
  • Specie a rischio d'estinzione a corto termine, al livello del paese, di una regione, o localmente
  • Specie protette in Svizzera o in un cantone svizzero
  • Specie con un valore socio-culturale

Prima di ogni prelievo si devono selezionare delle popolazioni appropriate. Inoltre, è importante descrivere le condizioni locali e la distribuzione esatta degli individui da cui sono stati raccolti i semi. Une visita preliminare può essere pianificata in questo senso, così pure per una determinazione precisa della specie. 

Prima di ogni prelievo ci si deve munire delle autorizzazioni indispensabili presso i servizi cantonali della protezione della natura, che si incaricheranno di informare la confederazione e un eventuale proprietario del terreno. Altre autorizzazioni potrebbero anche essere utili. Inoltre, è fondamentale che i differenti attori, generalmente i giardini botanici, coordinano i loro sforzi. Info Flora trasferisce nella sua base di dati le informazioni sul materiale ex situ e la sua introduzione.

Raccomandazioni importanti al momento di raccogliere i semi

Il materiale raccolto deve rappresentare al meglio il pool genetico della popolazione sorgente. Per raggiungere questo obiettivo si devono seguire varie raccomandazioni. Il sito internet di Ensconet, il European Native Seed Conservation Network, fornisce molte informazioni in merito, in special modo la pagina

le istruzioni per la raccolta di piante selvatiche

Le raccomandazioni per la raccolta riassunte in breve:

  • La popolazione sorgente non deve essere minacciata – la conservazione in situ ha la priorità. Al momento della raccolta, non si dovrebbe mai raccogliere più del 20% dei semi che raggiungono la giusta maturità.
  • In una popolazione, i semi dovranno essere raccolti in almeno 50 (meglio se 200) individui differenti ben ripartiti nella popolazione, oppure su oltre il 50% degli individui presenti (senza però oltrepassare il 20% dei semi maturi presenti).
  • La scelta degli individui è arbitraria, ma si deve anche tener conto degli individui gracili, piccoli, rovinati o la cui crescita sembra meno rapida, sia al centro che alla periferia della popolazione.
  • Prelevare da individui sia del centro che dalla periferia della popolazione.
  • Nei casi di una popolazione ripartita su dei microhabitat differenti, la raccolta deve essere effettuata su un numero sufficiente di individui di ogni micro-habitat. 
  • Un numero sufficiente di semi dovrebbe essere raccolto da ogni individuo, idealmente 5'000 semi per popolazione (questo dipende dalla specie / dalla produzione dei semi).
  • Se la specie si autoimpollina, il numero di individui da cui vengono raccolti i semi dovrebbe essere raddoppiato.
  • I prelevamenti dovrebbero essere scaglionati nel tempo in maniera di raccogliere i semi sia da fiori precoci che tardivi. Nel caso questo non sia possibile, la raccolta dovrebbe avvenire quando maturano i semi nel massimo di individui.
  • Ogni raccolta dovrebbe essere documentata in maniera precisa. 

Da considerare al momento della conservazione in una banca di semi o in un giardino botanico:

  • Le differenti popolazioni raccolte sono conservate e moltiplicate separatamente. Si parla di campioni o di accessioni. In questo modo, si assicura la presenza di ogni genotipo al momento di una successiva introduzione da fonti diverse (vedere introduzione di specie minacciate).
  • Nel caso ideale, i prelievi che concernono un taxon dovrebbero essere fatti su cinque popolazioni ripartite prossime all'area di distribuzione. Le condizioni ecologiche di ogni popolazione dovrebbero essere conosciute e descritte. Ogni popolazione è conservata separatamente (campione o accessione).

I prelievi (le raccolte di semi) sono raramente perfetti. In tutti i casi, tuttavia, è importate che riflettano al meglio la diversità genetica di una popolazione. Altrettanto importante è una descrizione precisa delle condizioni ecologiche della popolazione sorgente. 

Dove conservare i semi o le piante?

La banca di semenze è certamente il metodo che costa meno per la conservazione a lungo termine. 

Il Conservatoire et Jardin Botaniques della città di Ginevra possiede una banca di semenze che permette una conservazione a lungo termine dei semi in condizioni ottimali. La tecnica che permette di conservare i semi è la crioconservazione. Ogni campione (o accessione) è divisa in due lotti, di cui uno resta disponibile per eventuali progetti di ricerca o di introduzioni, l'altro viene conservato a lungo termine. Il rischio è che queste popolazioni (specie), sconnesse da eventuali cambiamenti climatici, sono escluse dall'evoluzione naturale. 

Per ulteriori informazioni, vogliate contattare il Conservatoire et Jardin Botaniques de la Ville de Genève.

La conservazione ex situ può anche avvenire nei giardini botanici. Anche in questo caso, vari fattori devono essere rispettati per evitare rischi di selezione e di ibridizzazione. Vogliate consultare le rispettive pagine sulla conservazione ex situ.

Conservazione ex situ

Rischi e raccomandazioni per la conservazione ex situ di specie minacciate

   In breve:
  • Idealmente vengono conservati da 500 a 5'000 individui per campione (accessione) di una specie.
  • Le condizioni di coltivazione ex situ si avvicinano il più possibile a quelle in natura. 
  • Per il materiale destinato a un'introduzione, il tempo per la coltivazione deve essere ridotto al massimo.                 

   Obiettivo:

  • Evitare un impoverimento della diversità genetica e una selezione orticola. 

 

La conservazione ex situ comprende la coltura in un giardino botanico e/o l'integrazione in una banca di semi di un campione (o di un accessione) di una specie la cui origine è selvatica, conosciuta e documentata. Per ogni popolazione sorgente, il materiale ottenuto è prelevato su più individui e deve essere rappresentativo della diversità genetica di questa popolazione.

L'obiettivo della conservazione ex situ è quello di evitare l'estinzione locale, regionale o mondiale di una specie. Quando l'introduzione di una specie minacciata è pianificata, è generalmente necessario moltiplicare ex situ il materiale vegetale raccolto. Tuttavia, sia la conservazione ex situ sia la moltiplicazione ex situ del materiale vegetale rappresentano diversi rischi. Per prevenirli, tali rischi e raccomandazioni sono descritti in seguito. 

Deriva genetica e consanguineità

Deriva genetica: delle piccole popolazioni che, a causa di fattori esterni, hanno perso una parte dei loro individui e dunque del loro materiale genetico e della loro diversità genetica, possiedono un pool di geni molto differente e impoverito rispetto al pool di geni originale. Questa perdita può diminuire il fitness delle piante e ridurre la capacità della popolazione di adattarsi ai cambiamenti ambientali.

Consanguineità e depressione da consanguineità: un altro problema legato a popolazioni di piccole dimensioni è la consanguineità dato che aumenta la probabilità di incroci ripetuti tra individui strettamente imparentati. Di conseguenza la diversità genetica della popolazione diminuisce poco a poco.

Per evitare i rischi della deriva genetica e della consanguineità durante la coltivazione, è importante prelevare un massimo di individui o di semi su un massimo di individui nella popolazione naturale. Secondo diverse fonti della letteratura, sarebbe ideale ottenere da 500 a 5'000 individui. Vedere anche le raccomandazioni per la rimozione del materiale (individui) in popolazioni naturali.

In Svizzera, i campioni (o accessioni) di una specie che sono raccolti in popolazioni differenti non vengono mai mescolate, al meno fino ad oggi (e secondo le nostre conoscenze). Tuttavia, se il materiale prelevato proviene da popolazioni piccole con una vitalità ridotta, si suppone che il rischio di deriva genetica e di consanguineità sia elevato. In tali situazioni, nelle coltivazioni ex situ può essere saggio mescolare del materiale vegetale proveniente da varie popolazioni vicine l'una all'altra e con un habitat analogo. I rischi che ne derivano sono l'ibridizzazione e la depressione ibrida, considerati meno gravi della deriva genetica. 

Incrocio di individui remoti

Quando degli individui di differenti popolazioni remote (distanziate geograficamente) vengono coltivate insieme, vi è il rischio che siano trasmessi dei geni inadatti, fatto che può portare ad una perdita della diversità genetica e di adattabilità ambientale. Questo fenomeno è anche chiamato mescolanza (in inglese 'admixture') e depressione da mescolanza.

Per impedire la depressione da mescolanza, degli individui provenienti da popolazioni differenti dovrebbero essere mescolati unicamente se i loro habitat possiedono delle condizioni ecologiche molto simili (criterio di maggior priorità) e che le popolazioni sorgenti siano localizzate in prossimità le une alle altre. La distanza e gli eventuali ostacoli naturali che le separano (e che riducono o impediscono il flusso genetico tra le popolazioni) devono essere considerati in maniera particolare e nel caso di ostacoli poco rilevanti, la distanza può essere leggermente aumentata. In questo caso, una valutazione da parte di esperti è indispensabile. 

Selezione orticola e adattamento alle condizioni del giardino

Nel caso di una coltivazione in giardino esiste il rischio che in tempi molto brevi (poche generazioni) di producono delle modifiche genetiche che perturbino le proprietà/caratteristiche delle piante. Le piante si adattano alle condizioni nel giardino e non sono più adattate, o lo sono meno bene, alle condizioni delle loro popolazioni naturali. A causa delle condizioni ex situ, altre proprietà o caratteristiche potrebbero essere selezionate.

Per evitare un adattamento delle piante alle condizioni in giardino, è importante che la loro coltivazione riproduca al meglio le condizioni ambientali del loro habitat naturale („coltivazione biotopo“): tipo di suolo, offerta di acqua e nutrimenti. Inoltre, dovrebbero essere in competizione con altre specie tipiche del loro habitat. 

Se la germinazione ha luogo nelle serre e le giovani piante sono poi ripiantate in strati, è importante di mantenere sia le germinazioni precoci che quelle tardive come pure le piante più grandi e quelle più deboli e gracili. In questo modo si conserva la diversità genetica della popolazione e non vi è una selezione orticola sulla base di criteri come la germinazione precoce e una bella fioritura.
Inoltre, una moltiplicazione che ha per scopo un'introduzione deve essere il più corta possibile. In questo caso, vale il principio „chi entra per primo - esce per primo“.

Ibridizzazione

In giardino esiste il rischio di ibridizzazione o di incrocio tra individui di taxa differenti ma imparentati quando in natura questi taxa non crescono insieme (ma sono isolati). Questo può risultare in discendenti sterili o degli ibridi fertili con la conseguenza di incidere (negativamente) sull'integrità genetica della specie.

Le specie di generi conosciuti per ibridizzarsi dovrebbero essere coltivati separatamente e a sufficiente distanza le une dalle altre. Qui rivestono un ruolo fondamentale i "satelliti" di giardini botanici. Questo vale anche per la stessa specie con campioni (o accessioni) raccolte in popolazioni molto differenziate e/o con origini geografiche molto distanti.

Nel caso non si possa garantire una separazione spaziale sufficiente, durante la fioritura si consiglia di proteggere le piante dei rispettivi campioni (o accessioni) dall'impollinazione incrociata usando delle reti fini e impollinando i fiori a mano o con l'aiuto di colonie portabili di api o bombi.

Mutazioni successive

Ogni organismo subisce delle mutazioni spontanee. Nelle popolazioni naturali, si suppone che le mutazioni deleterie non si mantengono, dato che vengono selezionate negativamente ed eliminate (per esempio a causa delle condizioni ambientali). Nelle coltivazioni ex situ, le piante sono generalmente viziate, cioè non subiscono lo stress idrico né quello nutritivo, sono liberate dalla concorrenza di altre piante come pure dagli erbivori. In queste condizioni, dunque, anche degli individui con delle mutazioni deleterie possono sopravvivere. Le mutazioni possono accumularsi nella popolazione e, in teoria, ridurre il successo di un'introduzione delle piante in natura.

Una delle più importanti regole è quella di limitare il numero di generazioni in coltivazioni ex situ. Questa regola permette di ridurre i rischi di depressione da consanguineità e di deriva genetica. La coltivazione "biotopo", ovvero simile alle condizioni naturali, può anche ridurre un'accumulazione di mutazioni.

Introduzione di specie minacciate

Raccomandazioni per l'introduzione di specie minacciate

 

In breve:

  • La scelta di un habitat adatto è fondamentale per un'introduzione riuscita - le condizioni ecologiche corrispondono a quelle della popolazione d'origine
  • La nuova popolazione dovrebbe contenere almeno 500 individui rappresentativi della popolazione d'origine
  • A dipendenza del materiale a disposizione, le popolazioni vicine geograficamente ed ecologicamente possono essere mescolate per aumentare la diversità genetica

Obiettivo:

  • Introdurre, se possibile, al meno 500 individui provenienti da almeno 50 piante rappresentative della popolazione d'origine 

 

L'introduzione di piante minacciate è vieppiù considerata una misura importante per la conservazione della biodiversità. Malgrado la sua importanza, non è ancora considerata come alternativa alla conservazione in situ delle specie. Infatti, la priorità in materia di protezione della natura sta nella conservazione del massimo possibile di popolazioni naturali nei loro habitat preservati. Le introduzioni possono tuttavia rappresentare delle misure complementari e molto utili di fronte al declino della biodiversità. 

Il termine "introduzione" include i rinforzi, le reintroduzioni e le nuove introduzioni. Si parla anche di traslocazione di specie (vedere anche le linee direttrici della UICN).

  • Rinforzo: introduzione di individui in una popolazione esistente 
  • Reintroduzione: creazione di una nuova popolazione nella sua area di distribuzione originale/storica 
  • Nuova introduzione: creazione di una nuova popolazione fuori dall'area di distribuzione originale/storica 

Quando intraprendere dei progetti d'introduzione?

  • Quando rimangono solo poche popolazioni della specie e sono in declino. 
  • Quando le misure di conservazione in situ sono state valutate insufficienti per una conservazione a lungo termine della specie.
  • Quando sono noti i rischi e le ragioni del declino.
  • Quando il rischio d'estinzione è elevato se si prendono solamente delle misure in situ.
  • Quando la specie si distingue facilmente dalle altre specie e sottospecie imparentate, escludendo l'ibridazione.

Cosa bisogna sapere prima di qualsiasi introduzione?

La biologia della specie deve essere ben documentata. Ciò comprende le informazioni su: 

  • Ambiente: le condizioni dell'habitat della specie devono essere conosciuti: rilievi di vegetazione, fattori microclimatici, parametri del suolo, parametri del sole, ecc. sono delle informazioni indispensabili d'un habitat adatto ad un'introduzione. 
  • La specie si autofeconda? O è allogama e dipende da un'impollinazione incrociata? Queste conoscenze sono primordiali per la coltivazione ex situ e il materiale introdotto.
  • La specie è annuale o perenne? Ne dipende la scelta di tra un'introduzione via semi o via piante adulte. Nel caso di specie perenni, il tasso di riuscita sembra aumentare con le piante adulte, nel caso delle specie annuali, la colonizzazione raggiunge dei buoni risultati anche con i semi. 
  • La specie è dioica? Gli individui maschi e quelli femmina devono essere piantati vicini gli uni agli altri.
  • La specie forma una interazione mutualista-simbiotica? Un'inoculazione con un organismo del suolo è probabilmente necessario. 

Selezione di un habitat adatto

La ragione più frequente per il fallimento di un'introduzione è l'habitat inadatto. Per questo una valutazione corretta dell'ambiente e dell'habitat è fondamentale per il successo di un'introduzione. Non solo la biologia e l'ecologia della specie in questione devono essere note, ma si devono conoscere precisamente anche l'habitat della popolazione sorgente e l'habitat scelto per la reintroduzione.

Introdurre numerosi individui per prevenire le fluttuazioni ambientali

Le fluttuazioni ambientali possono influenzare significativamente le popolazioni, soprattutto quando sono piccole. Quando si piantano degli individui o si fanno germinare dei semi è probabile che, nel corso del primo anno, la popolazione diminuisca in modo significativo prima di aumentare di nuovo; si parla di un collo di bottiglia. Quindi non è inconsueto che le dimensioni della popolazione diminuisca fino ad un 90%. Per questo motivo è necessario che il numero di individui trasferiti sia alto per garantire la sopravvivenza della popolazione. Un numero alto di individui aumenta anche le probabilità che i genotipi non adattati siano selezionati negativamente ed eliminati a favore di genotipi adattati.

È difficile raccomandare un numero esatto di individui per un'introduzione. Tenuto conto della specie e dell'ambiente, un numero più o meno grande d'individui è necessario per assicurare l'indipendenza di una popolazione. Esistono le seguenti regole d'oro: 

  • Le nuove popolazioni dovrebbero essere composte da almeno 500 individui
  • Gli individui dovrebbero provenire da almeno 50 piante rappresentative, preferibilmente > 180
  • In un ambiente con condizioni variabili, il numero di individui dovrebbe essere superiore che in un ambiente stabile. 

Per introdurre una pianta perenne, piantare piantine invece di semina sarebbe vantaggiosa. Infatti, la probabilità che una piantina diventi adulta è maggiore di quella di un seme per diventare adulto. Inoltre, una pianta adulta che produce semi, contribuisce alla produzione di semi. Più anni necessita una pianta per fiorire e produrre dei semi, più altro sarà il numero di semi utilizzati per l'introduzione per creare una popolazione vitale. Per le annuali e le specie con vita breve, l'investimento supplementare per coltivarle e ripiantarle non è obbligatorio. 

Selezione del materiale vegetale - diversità genetica e adattamento locale 

Molti studi sottolineano l'importanza di un'elevata diversità genetica per la sopravvivenza delle popolazioni e quindi il successo dell'introduzione delle piante minacciate. Più una popolazione è diversificata, maggiore è la probabilità che si adatti all'evoluzione delle condizioni ambientali. Inoltre, un'elevata diversità genetica protegge contro l'inbreeding. Un aumento della diversità genetica può essere ottenuta miscelando il materiale vegetale proveniente da differenti popolazioni. 

Tuttavia, persiste spesso il timore che mescolando diverse popolazioni, distanti o meno, questo materiale vegetale introdotto non sia adattato alle condizioni ambientali locali. Soprattutto quando si rinforzano delle popolazioni in declino con del materiale proveniente da altre popolazioni potrebbe succedere che si perdano degli adattamenti locali. Questo fenomeno, chiamato depressione da mescolanza, è stato principalmente dimostrato con l'introduzione di materiale proveniente da popolazioni molto distanti (oltre 200 km). I risultati degli studi condotti fino ad oggi suggeriscono tuttavia che i rischi di depressione da consanguineità (inbreeding depression) sono molto superiori a quelli di una depressione di mescolanza. Poiché sia la consanguineità e il fatto di non adattamento influenzano la viabilità di una popolazione, la fonte del materiale deve essere valutata attentamente prima di ogni introduzione.

Alla fine, quale materiale usare?

Il materiale utilizzato determina il successo dell'introduzione! Idealmente, il materiale introdotto dovrebbe riflettere al contempo le condizioni ambientali locali, il patrimonio genetico locale e una popolazione geneticamente diversificata.

L'utilizzo di materiale adattato

Molti studi dimostrano che le piante sono adattate alle condizioni abiotiche e biotiche del loro ambiente. Alcune regole:

  • Il materiale utilizzato deve provenire da popolazioni che crescono in habitat analoghi con condizioni climatiche e ambientali simili. Questo è di solito il caso di popolazioni vicine. 
  • Se si sospetta un forte adattamento locale, ad esempio ai metalli pesanti presenti nel terreno, si consiglia di utilizzare solo materiale di provenienza locale. 

L'utilizzo di materiale diversificato 

Per garantire un rapido adattamento alle condizioni locali attuali e future, è importante che il materiale da introdurre abbia una diversità genetica molto elevata. Pertanto, quest'ultimo deve essere - nel limite del possibile - rappresentativo del pool genetico della popolazione sorgente (vedere anche le raccomandazioni sulla raccolta di semi).

Fino ad oggi, nei progetti di introduzione, è stato raccomandato di utilizzare solamente del materiale proveniente da una singola popolazione. Infatti, di solito non c'era nessun'informazione sul sistema di riproduzione, sulla dispersione dei semi e sulla struttura genetica delle popolazioni che avrebbe potuto giustificare la miscelazione di diverse popolazioni. 

Studi recenti indicano tuttavia che una diversità genetica più elevata ottenuta con delle piante provenienti da varie popolazioni porta a un migliore successo delle introduzioni. Anche se vi sono degli esempi che mostrano un alto tasso di riuscita anche con del materiale proveniente da un unico posto, sembra che una miscela di popolazioni da differenti siti sia attualmente benefico per le popolazioni introdotte. L'adattamento alle condizioni future dovuti ai cambiamenti climatici sarebbe anche migliore. L'introduzione di materiale vegetale proveniente da varie popolazioni vicine, con habitat analoghi, sembra quindi essere ragionevole. 

Altri consigli pratici per le introduzioni

  • Per le piante perenni, il tasso di riuscita è maggiore quando sono utilizzate le piantine invece dei semi.
  • Per le piante perenni, si dovrebbero utilizzare degli individui di differenti grandezze e differenti stadi del ciclo di vita: piantine, piante giovani e adulte. 
  • Se sono disponibili solo alcuni semi, è assolutamente indispensabile di moltiplicare le piante ex situ. Quest'ultime dovranno, se possibile, essere ripiantate allo stadio adulto per aumentare le loro probabilità di sopravvivenza. 
  • Per le piante annuali (o dalla vita breve), è consigliato di seminare i semi.
  • Idealmente, le introduzioni dovrebbero essere effettuate per vari anni consecutivi al fine di conservare il massimo della variazione genetica prelevata - le fluttuazioni annuali delle condizioni climatiche infatti favoriscono genotipi differenti.
  • In generale, si raccomanda di irrigare le piante dopo il reimpianto e fino a quando si sono stabilite. Se si seminano i semi (per esempio nel caso delle specie annuali) si raccomanda un'irrigazione supplementare durante la germinazione e un protocollo di irrigazione per ottimizzare il tasso di successo delle introduzioni successive.

 

Linee Guida dell'UICN

Le linee direttrici dell'UICN

Nel 2013, l’UICN, l'Unione internazionale per la conservazione della natura, ha attualizzato le sue raccomandazioni per le introduzioni - Guidelines for reintroductions and other conservation translocations. Le introduzioni (= traslocazioni) sono divise in tre modi: rinforzo (reinforcement), re-introduzione (reintroduction), nuova introduzione (introduction)

 

 

Nell'ambito delle introduzioni pianificate di specie (=conservation translocation), dove si mira a ridurre la vulnerabilità della specie o restaurare le funzioni dell'ambiente, si fa una distinzione tra le introduzioni dentro l'areale geografico storico (=population restoration) e le introduzioni fuori dall'areale storico (=conservation introduction).

Le introduzioni pianificate nell'areale storico sono dei rinforzi (=reinforcement) o delle reintroduzioni (=reintroduction). Nel caso di un rinforzo, una popolazione esistente è rinforzata tramite l'apporto di altri individui; nel caso delle reintroduzioni, si crea una nuova popolazione nell'areale storico della specie.

Vi sono due tipi di nuove introduzioni o introduzioni pianificate fuori dall'areale storico della specie. Si parla di "assisted colonisation" o "colonizzazione assistita" quando la nuova introduzione impedisce l'estinzione della specie e di "ecological replacement" o "sostituzione ecologica" quando la nuova introduzione assicura una funzione ecologica ben precisa.

Congresso 2015

In gennaio del 2015, Info Flora ha organizzato in collaborazione con l'Università e il giardino botanico di Berna, il Conservatoire et jardin botaniques de la Ville de Genève e il museo e giardini cantonali di Losanna un congresso sulla conservazione ex situ e la reintroduzione di piante minacciate.

Il programma e i riassunti delle conferenze e poster sono disponibili.

La sintesi e la discussione finale sono stati riassunti e presentati alla fine del congresso dal Prof. Markus Fischer, dell'Università di Berna.

Il congresso ha avuto un gran successo. Ringraziamo tutti i presentatori e i partecipanti.

 

Seminari

Info Flora organizza regolarmente dei seminari nel campo della conservazione insieme ad altre istituzioni. Questi seminari mirano a riunire professionisti, ricercatori, rappresentanti di ONG e funzionari governativi per discutere e scambiare conoscenze e idee su un tema attuale di conservazione. I risultati più importanti di questi seminari sono presentati sul sito web di Info Flora.

 

Per dar seguito al successo del congresso ex situ del 2015 e del seminario del 2019 «conservazione ex situ delle piante minacciate: linee direttive e scambio delle esperienze», nel 2021 si è tenuto un seminario sull'introduzione di specie minacciate.

Questo seminario è stato organizzato il 22 gennaio 2021, sotto forma di teleconferenza , congiuntamente dal Giardino Botanico di Berna, il Conservatorio e Giardino botanico della città di Ginevra e Info Flora.

Photo de groupe lors de l'atelier

Scopo del seminario

Comunicare lo stato attuale delle conoscenze sulle migliori pratiche («best practice») riguardanti l’introduzione di piante minacciate. Il termine introduzione comprende il rafforzamento delle popolazioni esistenti, la reintroduzione all'interno dell’area di distribuzione storica e la nuova introduzione al di fuori dell’area di distribuzione storica. Discutere tra professionisti, ricercatori e autorità svizzere dei problemi chiave e scambiare esperienze sui successi, le esperienze e le lacune del settore.

Organizzatori

Giardino Botanico dell’università di Berna, il Conservatorio e Giardino botanico della città di Ginevra e Info Flora

Conferenze del seminario

Karin Marti : aspects pratiques des introductions

Markus Fischer : contexte scientifique des introductions

Emmanuelle Favre : conditions-cadres politiques des introductions

Synthèses des discussions par groupe sous forme de mots clés

Video delle presentazioni del seminario

Presentazione di Karin Marti, topos Marti & Müller AG

 

 

Presentazione di Markus Fischer, Institut für Pflanzenwissenschaften und Botanischer Garten der Universität Bern

 

 

Presentazione di Emmanuelle Favre, Cantone Ginevra

 

 

Le troisième atelier sur la thématique ex situ a pu être organisé en personne le 27 janvier 2023 à Berne.  Avec un total de 90 participants venus de 16 cantons, ainsi que de France et d'Allemagne, le 3e atelier ex situ a été un grand succès.

Gruppenfoto Workshop 2021

But de l’atelier

L'objectif de l'atelier était de transmettre l'état actuel des connaissances sur les meilleures pratiques en matière de translocation (terme générique désignant le renforcement de populations existantes, la réintroduction dans l'aire de répartition historique et la réintroduction en dehors de l'aire de répartition historique d'une espèce) d'espèces végétales menacées. Comme lors de tous les événements précédents, la discussion des problèmes centraux et l'échange sur les succès, les expériences et les déficits entre les praticiens, les chercheurs et les autorités en Suisse ont constitué les points forts de la manifestation.

Organisateurs

Jardin botanique de l’université de Berne, Conservatoire et Jardin botaniques de Genève et InfoFlora

 

Rapports sur l'atelier

Rapport de l´atelier «Restauration et introductions»

 

Conférences de l’atelier

Markus Peintinger: «Erhaltungskulturen und Wiederansiedlungsversuche der Endemiten am Bodenseeufer»

Anne-Sophie Deville (Musée du Léman): « Macrophytes du Léman: Cultures ex-situ, translocations et sensibilisation »

Nadline Kjelsberg (Botanischer Garten Bern), « Restauration des écosystèmes par la réintroduction de la flore »

Barbara Keller (Universität Zürich): «Genetik und Schutz der Wasserfeder - eine in der Schweiz sehr selten gewordene Art»

 

 

Il 5 aprile 2019 al Giardino botanico di Berna ha avuto luogo un primo scambio tra professionisti e rappresentanti dei Cantoni, Comuni e organizzazioni per la protezione della natura. Questo seminario è stato pianificato come seguito della conferenza ex situ del 2015 ed è stato organizzato da InfoFlora, dal Giardino botanico di Berna, dal Conservatorio e Giardino botanico della città di Ginevra e dal Forum Biodiversità.

 

Gruppenfoto Workshop 2019

Obbiettivo del seminario

Presentare lo stato attuale delle conoscenze sui migliori metodi di raccolta, conservazione e coltivazione di piante minacciate e scambiare informazioni su attività, problemi e lacune tra i professionisti, i ricercatori e le autorità svizzere.

Organizzatori

Giardino botanico dell'Università di Berna, Conservatorio e Giardino botanico della città di Ginevra, Forum Biodiversità e InfoFlora.

Rapporto del seminario

Conservation ex situ des plantes menacées: Lignes directices et échange d'expériences - Rapport de l'atelier

Conferenze del seminario

Leitlinien der ex situ-Erhaltung in der Schweiz und international. Andreas Ensslin, BOGA

Aktueller Stand und Ausblick zu den Daten in Sachen Ex-situ Erhaltung gefährdeter Pflanzen in der Schweiz. Sybil Rometsch, InfoFlora

Protocoles pour les banques de semences d’espèces sauvages. Catherine Lambelet, Conservatoire et jardin botaniques Genève

Pubblicazioni

Lista degli articoli (FR)

 

Valutazione delle culture ex situ:

Cavender N, Westwood M, Bechtoldt C et al. (2015) Strengthening the conservation value of ex situ tree collections. Oryx, 1–9.

Cibrian-Jaramillo A, Hird A, Oleas N, Ma H, Meerow AW, Francisco-Ortega J, Griffith MP (2013) What is the Conservation Value of a Plant in a Botanic Garden? Using Indicators to Improve Management of Ex Situ Collections. The Botanical Review, 79, 559–577.

Havens K, Vitt P, Maunder M, Guerrant, E.O.G., Dixon K (2006) Ex Situ Plant Conservation and Beyond. BioScience, 56, 525–532.

 

Scelta delle specie per la conservazione ex situ:

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